domenica 21 ottobre 2012

ARANCE DAL GABBIO

Al nido Alice le prendeva. Anzi tutti le prendevano dalle stesse bambine - A. e V. – che, a loro insindacabile giudizio, dispensavano morsi e spintoni a quasi tutti i compagni. Ricordo benissimo il giorno in cui mia figlia è tornata da scuola con un segno di arcata superiore + inferiore sullo zigomo. Manco fosse stato il braccio: LO ZIGOMO. E pur soffrendo abbastanza per questa cosa non ci ho potuto mai fare niente se non, quando ha cominciato a capire, spiegarle che in qualche modo avrebbe dovuto difendersi. 

In questo Andrea ed io a dire il vero non siamo mai stati molto concordi: secondo lui bisognava far passare ai bambini il concetto di azione-reazione, ovvero “se un bambino te le dà, dagliele anche tu”. Secondo me invece avrebbe dovuto prevalere la teoria del “se un bambino te le dà, non fare la stessa cosa che è sbagliata e chiama la maestra”. 
In parallelo, mi ricordo anche le parole della mamma di V. che, rispetto al fatto che sua figlia fosse picchiatrice professionista, si meravigliava che la prima figlia invece le botte le avesse sempre subite. Come dire: ciascuno di noi può avere il figlio – passatemi l’esagerazione – vittima oppure carnefice, perché non necessariamente picchiare a tre o quattro anni vuole dire avere un genitore che è un fan della Fossa dei Leoni.

Alice ha cominciato a mordere le sue compagne di giochi: mordere e dare calci. Prima pensavo fosse solo un episodio, perché aveva morso una bambina che sta antipatica pure a me. Poi è venuto fuori che le bimbe che ha morso sono TRE e una è la sua “amicissima del cuorissimo”. Morsa e calciata. Un po’ come cotto e mangiato.
Sono in ambasce, anche perché mi sento la coscienza sporca. Mi sento che ultimamente ho urlato troppo, ho reagito troppo, mi sono incazzata troppo con lei, con lei e la sorella, un po’ con tutti a dire il vero.
Sono nervosa, lo ammetto. E secondo me lei ha assorbito la mia tensione.
So che ci sono modi più sereni per affrontare la rompipallaggine dei propri figli, i loro capricci, le loro liti, i loro nervosismi o le loro paure. Ma io in questi ultimi mesi non l’ho affrontato bene. Non ho dato il buon esempio. Perché se anche è vero che non frequenti la Fossa dei Leoni ma sei tesa come un elastico, tuo figlio se ne accorge. Eccome se se ne accorge. E magari morde. O calcia. O fa altro.

Rinfrancata dall’essermi sfogata con le righe di cui sopra sono andata a prendere le mie figlie a scuola. Poi siamo tornate a casa e dopo la merenda, siccome il tempo era molto bello, siamo uscite a giocare sulla strada. Qui c’erano le vicine di casa svedesi, Tova e Maja, che ciondolavano lì vicino. Nel mio tentativo di rivalsa come “brava mamma” ho pensato bene di farle giocare tutte insieme e organizzare una gara di biciclette nel vialetto. Dopo aver perso per tre volte consecutive utilizzando la bici degli altri Alice ha cominciato a fare i soliti capricci lamentandosi grosso modo di tutto. Dopo cinque minuti di pianto in tonalità contralto non ho resistito e le ho mollato uno scappellotto di quelli che si ricordano. Un attimo dopo la bimba svedese si è avvicinata e con faccia tra il serio e lo strafottente mi ha detto in inglese: “Hai picchiato tua figlia. Ora lo dico alla mia mamma che chiama la polizia che ti metterà in prigione”.
Che dire: la ciliegina sulla torta per la mia autostima di madre.
Incapace e reclusa. Nevrotica e carcerata.
Se non scrivo più sapete perché.

9 commenti:

  1. Che str...a quella bimba! Cora

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    1. La bambina è effettivamente una stronzina. Ceffone o non ceffone.

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  2. credo che la teoria del *dalle anche tu* sia tipica maschile.
    noi femmine tendiamo a essere più pacifiche. Non sempre, però, e non a tutte le età. e dipende molto anche dai periodi...
    vedrai che tra un paio di settimane sarai più rilassata anche tu ;)
    e comunque tranquilla, quando sarai dentro un occhio alle pargole glie lo dò volentieri :D

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    1. Grazie. Però attenta che Alice non addenti anche le tue figlie...

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  3. Sabato mi è capitato casualmente di assistere ad una conferenza intitolata "la genitorialità oggi". I relatori erano concordi nel ritenere che in Occidente si sta allevando una generazione di principini destinati ad essere frustrati dalla vita normale.
    Penso che i relatori ti avrebbero detto: va bene, tu sei nervosa; non si capisce perché un bambino/a debba pretendere genitori sempre allegri e sentirsi autorizzato, in caso contrario, a rompere i c.
    Quello che potresti fare - secondo i relatori - penso che sarebbe dire alla piccola Alice: "guarda che sono nervosa, devi sopportare e non peggiorare la situazione. Anche i grandi hanno i loro problemi, ma resta il fatto che i bambini devono obbedire."
    Mi ha colpito la loro conclusione: oggi, al posto del mito del "bambino buono", abbiamo il mito del "bambino felice". Guai a chi gli fa la bua.

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  4. Ho dimenticato la firma: Barbariccia

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    1. Avevo intuito che fossi tu. Sagge considerazioni le tue. Le condivido, ma talvolta nel quotidiano mi sento un po' sopra le righe.

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  5. ciao Giovanna,
    essere nervose capita a tutte, io ti consiglio di parlarne apertamente alle bimbe dalla serie visto che già sono nervosa per conto mio cercate di non peggiorare la situazione. Per esperienza ti dico che a volte (ma solo a volte) i pargoli capiscono e si calmano un poco. E' ovvio che sarebbe tanto belle essere serena tranquille e allegre e sorridenti con i proprio figli ma non sempre ci riusciamo e uno scapaccione ogni tanto secondo me serve!
    Un abbraccio
    elisa

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    1. In effetti le ho proposto un accordo: io mi do' una calmata e lei pure. Una cosa seria, con stretta di mano, bacio accademico eccetera. Vediamo se funziona.

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