TRASPORTI E FOLKLORE

Ci sono i periodi in cui giro a zonzo e non succede nulla. Non vedo quasi niente che mi faccia venire l’ispirazione. Viceversa, negli ultimi giorni ho inanellato una serie di incontri abbastanza pregevoli che meritano una breve citazione. La fortuna in genere non è incontrarla, la stranezza. Piuttosto è fotografarla. 

Ed in questo il fido Iphone di Andrea si sta dimostrando un’ottima risorsa: foto bruttine, ma eloquenti.

La prima è una bizzarria che probabilmente in altri paesi ha ben altra caratura: mi riferisco agli Stati Uniti o ai paesi latini dove immagino che il ritocco di parti di automobile sia all’ordine del giorno (se qualcuno ha testimonianze, ben venga..)

Io invece ho solo visto queste due, ma lo strano è stato vedere a distanza di poche ore due cose una l’opposto dell’altra.

Ben più cinese l’immagine successiva.

Mi è capitato in questi mesi di veder trasportare di tutto e chi abita in Cina lo sa bene: complice il loro potente mezzo i cinesi, con uno sforzo immane e possibilmente con una sigaretta in bocca, trasportano la qualsiasi. Cartoni, bottiglioni, scatole, rifiuti, paraspigoli metallici, vetri, taniche di benzina, alberi, televisori, motocondensanti per aria condizionata, polistirolo, cibo, bestie.

Mi viene sempre in mente la pubblicità di tanti anni fa, quella di una nota marca di pennelli (vabbè Cinghiale, tanto chi mi si fila?...siamo mica in tivvù...) in cui l’omino sulla bicicletta trasportava un pennello gigantesco. 

 Fermato dal vigile che gli chiedeva spiegazioni, il poveraccio biascicava in un milanese d'altri tempi: “Per un muro grande mi ci vuole un pennello grande....”. Il vigile lo rimbrottava e come per incanto tirava fuori un pennello di marca sostenendo che non ci volesse un pennello grande, ma un grande pennello.

Ecco, viene da chiedersi in quale pubblicità avrebbe potuto trovarsi costui....Aiazzone? Ikea? Mercatone dell'Arredamento di Fizzonasco? Consegna a domicilio e montaggio incluso?

Dulcis in fundo, ma senza discostarsi tanto dalla “street experience”, la scorsa settimana ho preso un taxi per fare un piccolo tratto di strada, ma sfortunatamente c’era moltissimo traffico, così per un tragitto di tre o quattro chilometri ho impiegato una ventina di minuti.

Siccome mi trovavo con Orson, inizialmente ero abbastanza distratta da lei ed i suoi incontenibili attorcigliamenti (ricorda il coccodrillo quando gli viene legata la coda e comincia a piroettare su sè stesso come una trottola...). Poi però la piccola si è calmata ed io, annoiata, ho cominciato a guardarmi intorno finché non ho fatto caso allo specchietto retrovisore, stranamente girato verso il tassista.

Poi ho notato lui, che continuava a far tintinnare tra le mani le sue due monete sonanti.

Alla fine l’ho visto. Ma non ci potevo credere.

Lui però l’ha fatto di nuovo, e poi ancora e ancora, completamente incurante della mia presenza (avrebbe potuto trasportare sul suo sedile posteriore me, un cinghiale imbalsamato o una scorta di acqua minerale che per lui probabilmente era lo stesso...).

E allora ci ho creduto. E l’ho fotografato.

Cosa faceva il nostro eroe?

A) Stava pregando il Budda che aggiustasse il suo specchietto rotto, proponendogli un baratto con le sue due monete.

B) Stava verificando se le monete che aveva in mano erano false e si esercitava a fare la faccia stupita allo specchio.

C) Si stava facendo aria perché aveva caldo, le monete erano un passatempo e lo specchietto una dimenticanza.

D) Stava usando le monete come una pinzetta e con questo metodo si è depilato accuratamente tutti i peli del mento e del naso. Per quindici minuti.

Vi aiuto: non era religioso, non aveva caldo e la mattina si era scordato di farsi la barba.