Per chi non sapesse come funziona,
vi spiego un po’ qual è il decorso linguistico del baby-espatriato -in Cina come in
tutto il resto del mondo - ovvero rispetto alla lingua inglese
che è ormai indispensabile per comunicare, ovunque e comunque. Dunque - e
questo e un consiglio spassionato - se non avete in previsione un espatrio (che
in effetti non è esattamente una consuetudine) investite comunque energie
e risorse per imparare l’inglese BENE, voi e ancor di più i vostri figli, perché
soprattutto per i bambini approcciare una nuova lingua è molto più facile
che per gli adulti.
Non solo: per un bambino di 5 anni sarà comunque più rapido
e più efficace che non per uno di 8 o 9 anni. Per tacere dei piccoli, che –
a quel punto - magari più lentamente, ma svilupperanno le due lingue su
binari paralleli.
Il bambino “buttato” nella scuola
internazionale (e i più attenti di voi ricorderanno che si tratta proprio di
buttarli, perché l’italico “inserimento” qui in effetti non esiste) ha un primo
momento di totale e cosmico smarrimento e sovente si attacca a colla al primo compagno
connazionale che trova, fosse anche il più caccoloso e puzzone dei bambini.
Poi, lentamente, comincia a
entrare nella routine scolastica e da
lì a comprendere qualcosa, giorno per giorno. Secondo una mia personale stima,
ci vogliono almeno tre mesi perché’ un bambino passi dal vuoto pneumatico alla
comprensione di buona parte di quello che gli viene detto. Sei mesi circa perché
comprenda tutto e si esprima discretamente. Quasi un anno perché’ perda l’accento
del proprio paese di origine, parli fluentemente, corregga i genitori con
spocchia prendendosi gioco del loro accento italiano e venga scambiato per il
figlio di qualcun’altro, americano o inglese che sia.
Quindi, mentre l’adulto si
barcamena con il proprio inglese talvolta maccheronico, il bambino fa passi da
gigante, perché ovviamente passa gran
parte della sua giornata ad IMPARARE mentre il genitore non ha nessuno che lo
corregge e spesso non parla con madrelingua (parlo della Cina, ovviamente)
quindi apprende molto di meno.
Questa osservazione da sola
basterebbe a dare per assunto che l’inglese imparato a scuola in Italia DOVREBBE
essere solo ed esclusivamente gestito da madrelingua, perché altrimenti non
serve a niente ed è solo una sonora perdita di tempo. Ma così non è, mi
risulta, e cosi fioccano fior di “The pen is on the table” pronunciati in
barese o in trevigiano. Che proprio il massimo non è.
L’approccio più divertente però è
quello del bambino piccolo, come Maia per intenderci, che arrivata a Shanghai a
11 mesi, dopo quasi due anni di asilo nido americano e nel pieno del suo
sviluppo linguistico, fa essenzialmente un gran miscuglio, benché’ da un punto
di vista grammaticale risulti molto più corretta in inglese che in italiano
dove il pasticcio è totale, nonostante in casa si parli SOLO italiano. A
riprova dell’influenza della scuola sui bambini.
Il risultato è che le mie
figlie tra loro spesso e volentieri giocano in inglese e così fanno tra
amichetti italiani: difficile fare diversamente. Bisogna staccare il
cervello e ricollegarlo, e non sempre è così immediato. L’italiano ne soffre,
poveretto. Ma finché’ in casa si imbroccano i congiuntivi, del resto mi importa
poco. Ecco qualche esempio, preso a caso
dal vocabolario figliese attuale.
Putti la mano
qui
Metti la mano qui (to put)
Mamma, mi puoi aiùtere?
Mamma, mi puoi aiutare?
Voglio flasciare io Voglio tirare l’acqua io (to flush)
Voglio giampare
Voglio saltare (to jump)
Stavo cercando per te
Ti
stavo cercando (looking for)
Sono innamorata con
lui Sono innamorata di lui (in love with)
Ma io cosa ghetto? Ma io cosa posso avere? (to get)
Possiamo andare
stretti? Possiamo andare dritti? (to go straight)
Il motorino te lo uoscio
io Il motorino te lo lavo io (to wash)
Voglio ciusere
io! Voglio scegliere
io! (to choose)
Voglio andare Emma di
casa. Voglio
andare a casa di Emma (Emma’s house)
Voglio usare Emma di
bici. Voglio usare la bici di Emma. (Emma’s bike)
Giochiamo a
bolla? Giochiamo a palla? (ball)
E quindi finisce che ghetti la
bolla a Emma di casa dopo che per flasciare hai puttato la mano proprio li’.
A noi l’Accademia della Crusca ci
fa un baffo.
che dire... esilarante!
RispondiEliminacomunque c'è un altro luogo (e metodo) dove si imparano bene le lingue straniere, però bisogna essere adulti (quantomeno adolescenti), consenzienti, meglio se innamorati... nel frattempo l'inglese scolastico la mia girl lo sta learnando da un sicilian, e il corso pomeridiano extraschoolastico beh, lo eroga una german...
E com'è il sicilian accent?
Eliminasarebbe questo luogo?
EliminaChe ridere! Domani porto la lista alla mia ticcia d'inglese, chissà come reagisce.Ah,ah!!Cora
RispondiEliminaAhaha! A noi happen uguale uguale :D. Prima erano le parole inglesi italianizzate, ora messe a casaccio nella frase in italiano. Anche la struttura della frase rispecchia quella inglese. Il piccolino, invece, dopo sei mesi di lontananza dall'Italia, nella sua madrelingua comunica di nuovo a mugugni! :(
RispondiEliminaIo ho lanciato il piccolo di 4 anni e mezzo nell'asilo Austriaco e dopo un mese lo sento gia' giocare con i compagni e gridare i numeri (in perfetto tedesco) della conta prima di andare a cercare i compagni a nascondino. Premetto che mio figlio gia' comprende eprfettamente l'inglese, ma non dovendo parlarlo non lo usa, ma io e mio marito tra noi parliamo inglese. Parla come madre lingua l'italiano e l'olandese. Tuttavia, anche se la lingua per lui e' un giocattolo ha grandi problemi ad integrarsi all'asilo locale dove tutti i bambini si conoscono a quando portavano il pannolino.
RispondiEliminaVogliamo parlare della duenne?
Il vocabolario e' MIX
JA, PLISY ( please) mamma, Ghiassi ( grazie) dag ( ciao)
Tedesco, inglese, italiano?, Italiano, olandese
che frittata! per ora la capisco solo io...
Favoloso! Mi sa che ci batti tutti.
EliminaPagherei per stare un pomeriggio con le tue figlie! Da piegarsi dal ridere! E io che mi accontento di un quasi trenne che parla un buffo italiano adattando tempi e modi come meglio crede..
RispondiEliminaUaho che bel pot-pourri! Mi rasserena leggere le tempistiche medie di inserimento. Io ho iniziato un anno fa a parlare inglese alle mie bimbe (anche se non sono per nulla madrelingua), per prepararle ad una prossima (si spera) esperienza in Australia. L'ho fatto soprattutto per la bimba maggiore di 5 anni che è timidissima ed il cambio di lingua allo sbaraglio l'avrebbe messa assai in difficoltà. Poi se son rose fioriranno, intanto capisce praticamente tutto e patlotta quando ne ha voglia!
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