martedì 4 dicembre 2012

E ALLORA SONO CA...I NOSTRI

Come ho già raccontato, nelle ultime settimane sono stata piuttosto impegnata a farmi bucare la schiena dal mio mite dottorino coreano, che poi così mite non è considerando che tra una chiacchiera e l’altra (mi offre il thé e mi fa parlare per delle mezz’ore intere: che si senta solo?), ho scoperto che il dottor Kim è un ultras dell’Arsenal Football Club, pregevole squadra di calcio della Premier League inglese, che segue fanaticamente dal satellite in compagnia della figlia dodicenne.

Devo ammettere che mi viene difficile immaginarmi il mite agopuntore in preda al delirio da stadio tra un calcio di rigore e un fallo di piede, mentre urla una bestemmia in coreano e lancia la sua teiera di ceramica o la collezione di Tutto Brahams in 100 CD sulla testa di un tifoso del Manchester  United.
Però si sa, il mondo è bello perché è pieno di stranezze, e questa non fa certo eccezione.
Ad ogni modo, la strada per arrivare all’Ospedale TCM di Hechuan Lu è abbastanza vicina a casa mia ma le prime volte ci sono andata in taxi, perché non ero sicura di aver valutato bene le distanze per poterci andare in bici.

Piccola parentesi: ho fatto un enorme passo avanti a lezione di cinese perché finalmente, dopo tre settimane di training autogeno, sono riuscita a memorizzare come si dice “andare in bicicletta”: aggirarmi per la casa recitando come un mantra “qi zixingche” (ci zescincé) ha dato i suoi frutti. Sono fiera di me.

Dicevo, il passaggio alla bicicletta è stata conseguenza di una mattina in cui, dopo la mia seduta di agopuntura ed alla disperata ricerca di un taxi, mi sono infilata in una zona limitrofa all'ospedale, zona che a dir poco definirei “diversa” e che in un primo momento mi ha abbastanza spaventato, nel senso che era un dedalo di stradine con case basse, tanti negozietti, un brulicare continuo di persone e un livello di trascuratezza e miseria che prima non avevo mai vissuto così da vicino. Questo labirinto di viuzze, ho poi scoperto in bici (che è il modo migliore per conoscere la città), è presto diventata la mia scorciatoia per muovermi più rapidamente da un certo vialone vicino a casa fino ad un passo dall'ospedale.
Potete immaginare dunque che nelle ultime settimane sia diventato un luogo quasi familiare, essendoci passata all'incirca una ventina di volte, con tutti i climi, con il sole e con la pioggia, nelle giornate che sembrano ancora quasi primaverili e con un gran freddo, che ora sembra proprio essersi stabilito a Shanghai.
Questa zona è impressionante perché è delimitata da palazzi approssimativamente “signorili”, da aziende con l’aria abbastanza moderna, da compound molto curati e da modesti grattacieli per lo più residenziali. Si snoda in una manciata di viuzze dalla sede stradale a pezzi e costeggia per un bel tratto uno dei moltissimi canali che si trovano in città, corsi d’acqua marroni e dall'aria discretamente putrida.
Le case non sono alte, uno o al massimo due piani, e come spesso accade in questi “quartieri”, occupano quasi esclusivamente il fronte strada, poiché sul retro o la casetta non esiste più, o si trasforma in una catapecchia cadente che si regge tra calcinacci di altre case, variamente crollate o destinate a crollare a breve.
Questo luogo mi colpisce per tanti motivi e per altrettanti motivi non me la sono sentita di fotografarlo, non ultimo il timore che la gente, che mi guarda sempre con una certa curiosità, potesse non gradire la mia intrusione e decidesse di caricarmi con il motorino o a suon di patate dolci sulla zucca. Resta il fatto che valeva la pena cercare di raccontarlo perché di posti così a Shanghai ce ne sono diversi, anche se sempre meno, perché gradualmente vengono demoliti, per fare posto a urbanizzazioni indubbiamente più civili, ma che paradossalmente perdono qualcosa.
Lo ammetto, sono inurbamenti davvero agghiaccianti da un punto di vista igienico-sanitario, estetico e più semplicemente urbano. Non sono certo BELLI. Ma hanno una vitalità che li rende affascinanti. Intanto non manca niente: sembra essere nel mondo della Lego, dove trovi tutti i mestieri ciascuno alloggiato nel suo bravo negozio: il fornaio, il macellaio, il droghiere, il negozio di frutta e verdura, il parrucchiere, il ristorante, il chiosco degli snack, il venditore di scarpe, il mercato all'aperto e qua e là una giostrina per bambini, la classica pecorella  o cavallino con la moneta, per fare felici bimbi piccoli e piccolissimi, imbottiti di vestiti come salami, imboccati in continuazione e seguiti come principini, anche tra le lamiere.
In questi luoghi mi sembra sempre di vedere il sorriso, la felicità della gente, che vive una comunità in modo sereno. Forse mi illudo, o forse se è vero, se è vera serenità, è quella che viene dall'ignoranza  di chi NON SA che può avere di più, che c’è gente che non deve fare i bisogni in una latrina o lavarsi i capelli e i denti davanti ad una fila di anatre appese a seccare, sputando l’acqua in una ciotola.
A volte mi chiedo se questa gente è consapevole della propria condizione oppure è ignara. Se sa che nel mondo c’è altro e se lo desidera.
E – soprattutto – mi chiedo che cosa succederebbe se un miliardo e spicci di persone dovesse cominciare a desiderare davvero di avere di più. 

8 commenti:

  1. gran bel post. Io credo che non sappiano che al mondo c'è altro, o se lo sanno sono incatenati alla loro ''triste'' condizione (triste magari lo è solo per noi).

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  2. e brava che hai imparato a dire Vado in bici.
    sei pronta per provare a dire Adesso vado là in bicicletta.
    hehe

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    1. O anche "fangulè" ("ho lavorato duramente", cosa credevi!)
      :-)))

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  3. lo stanno gia' facendo, cara giovanna, a passi da gigante, ed e' questo che terrorizza il mondo occidentale.
    le viette che hai esplorato sono stupende e ti fanno vedere come vivono ancora milioni di persone in cina. e sei a shanghai! ti ricordi quando hai esplorato guilin? ci sono tantissime altre zone nelle stesse condizioni. ma shanghai, si sa, non e' la cina. anche se ancora, in qualche viottolo, qualcosa ne rimane.
    goditi il tempo qui, per vedere e cercare di conoscere queste piccole, genuine, realta'.
    brava.
    un abbraccio,
    cris

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  4. ... la Vecchia Cina, destinata a scomparire. Ma io la amo, come te...

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    1. Ma la Nuova Cina credo sia destinata a far scomparire noi. Occhio per occhio?

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