giovedì 16 febbraio 2012

VA-VA-VUMA

Una delle principali attivita’ dell’espatriato a Shanghai consiste nel prendere il taxi. A meno di non essere tra coloro che dispongono di auto con autista incorporato (altra pratica piuttosto diffusa, almeno quanto l’abitudine degli autisti di oziare tra una corsa e l’altra fumando come disperati o ravanando nelle proprie narici), per comodita’ quasi tutti tendono a preferire per i propri spostamenti il taxi alla metropolitana, benche’ la citta’ disponga di una rete di subway da fare invidia a New York. Il fatto e’ che il taxi costa poco: con la tariffa base di 14 rmb (circa 1 euro e 70) si fa gia’ una bella tratta; in seguito il tassametro comincia a scorrere in base ai chilometri e non al tempo, cosa che cambia parecchio la tariffa finale, soprattutto se parliamo di una citta’ congestionata dal traffico.
La nostra media quindi (almeno fino a quando Andrea non riuscira’ a rifare la patente, per motivi burocratici non prima di marzo) e’ di circa un paio di taxi al giorno.
E’ allora facile immaginare non solo che lo spettro umano sia molto ampio, ma anche che ho imparato molto bene sulla mia pelle di cosa sto parlando.
Quando si dice che a Shanghai si guida male, si intende di fatto che i tassisti guidano male, dal momento che rappresentano quasi la meta’ delle macchine in circolazione. Il colore delle vetture e’ variabile, a seconda della zona della citta’ dalla quale provengono. In realta’ ovunque si vada si trovano taxi un po’ di tutti i colori, dal verde al celeste, dal bianco all’oro (il preferito di Alice, of course). Quello che invece non cambia sono marca e modello del mezzo, che e’ sempre una Volkswagen Santana (avranno fatto dei bei soldini con quest’esclusiva, no?).
Fatte queste premesse, l’esperienza con il taxi si compone di alcune costanti e di altrettante variabili.
Partiamo prima dalle costanti.
La divisa: ovvero una giacchetta blu spesso e volentieri stazzonata e macchiata di cibo che pero’ offre quel tocco di professionalita’ che non guasta.
La bevanda misteriosa: ogni tassista (in realta’ dovrei dire ogni cinese) va in giro con un thermos-bricco-barattolo-bottiglietta contenente del liquido amniotico di natura e colore imprecisati, ed un fondo in cui si muove una sorta di anti-materia che puo’ variare dal pulviscolo semovente, alle bacche, a qualcosa tipo fondo del the’ o fiori di bach. Insomma, e’ una specie di tisana fatta con la qualsiasi. Andrea lo chiama “Il Cristo degli abissi” e vi assicuro che rende perfettamente l’idea.
L’arbre magique: e’ la costante che manca, perche’ gli odori del taxi sono sempre molteplici. In genere si varia dall'odore di fumo, a quello di aglio, oppure di arachidi tostate o se si e' fortunati di tutti e tre insieme.
L’unghia fessa: questa e’ un classico dei classici. Trattasi della consuetudine di fare crescere l’unghia del dito mignolo (destro o sinistro, a seconda della propria manualita’) in modo esponenziale, onde poterne fruire per recondite ricerche ed esplorazioni orfiziali di varia natura. L’ho detta bene?
La guida: una volta su due e’ da nausea. Vai e inchioda, vai e inchioda, vai e inchioda. Non vi dico quando ho voluto provare una tassista donna...
Queste le costanti. Le variabili invece sono ovviamente legate al singolo individuo, quindi la casistica sarebbe potenzialmente infinita. Mi limitero’ pero’ ai casi piu’ emblematici:
Il lento
E’ quello che non capisce. Gli gridi l’indirizzo, scandisci le parole, le ripeti venti volte, ma lui niente, non ci arriva. Allora tenti di farti portare in una strada nelle vicinanze che sia piu’ facile da pronunciare, che lui sicuramente capira’. Di solito finisce che scendi dove non devi e ti fai un paio di chilometri a piedi...
Il seccato
Non e’ infrequente trovare quello che si infastidisce a sentir parlare un’altra lingua, quindi impunemente alza il volume della sua radio a manetta (ma davvero a manetta) rendendo impossibile la conversazione. In quel caso, non c’e’ altra soluzione che tacere e sorbirsi qualche ameno programma radiofonico cinese di cui nessuno sentiva il bisogno.
Lo stronzo
Piove, sei sola con una bambina di 1 anno in braccio ed un passeggino. Gli fai cenno, lui si ferma, con una mano tieni in braccio la piccola, con l’altra chiudi il passeggino aiutandoti con il piede, la testa e i denti. Fai per aprire anche il bagagliaio con la terza mano che ti resta, ma non si apre. Bussi sulla carrozzeria per sollecitarlo ad aprire. Lui scocciato esce, borbotta qualcosa, pigia sul pulsante, apre il bagagliaio E RISALE IN MACCHINA.
Il bestemmiatore
E’ raro trovarlo - perche’ in genere i cinesi non si scompongono nel traffico - ma quando lo becchi sono cavoli amari. Le tira dietro a tutti e probabilmente bestemmia come un disperato. Naturalmente suppongo che in Cina la bestemmia sia qualcosa del tipo: “Je venisse un colpo a Mao e a tutti i suoi fratelli!!” (piccola parentesi: ho scoperto a trentanove anni suonati che non si dice Maozetung, ma piuttosto qualcosa come “Maodsedon”. Un po’ come se un cinese avesse sempre chiamato Berlusconi, chesso’ Berluscano. Eh eh..)
Il commentatore
E’ quello che quando pronunci le tue due parole in croce ride e commenta (Pronuncia sbagliata?), quando ti aiuta a caricare le borse nel bagagliaio commenta (Ma quanto mangiate? Ma cosa comprate? Ma quanto pesa?), quando non-si-sa-cosa-ho-detto-stavolta commenta. Se mi spazientisco, quando esco lascio una salvietta sporca di Maia dopo averle pulito la candela.
Il preciso
Quello che per fare inversione va sulle strisce pedonali. E il dramma e’ che e’ proprio preciso, perche’ il loro codice della strada recita di fare esattamente cosi’. E' irrilevante il fatto che mentre fa manovra ci siano pedoni che attraversano. Strike!
Il sicuro di se’
E’ quello che pensa di aver capito tutto, nonostante sia uscito dal compound ed abbia imboccato la strada dalla parte opposta a quella che fai sempre, ma lui niente, continua a fare lo sbruffone, perche’ e’ proprio certo di avere la strada in mano.
Un po’ come il tassista che ha preso Andrea l’altro giorno. Ci ha messo solo 1 ora e 40 minuti per portarlo al lavoro.
D’altra parte bisogna capirli, questi mica c’hanno il navigatore, la pianta della citta’, il Tutto-Shanghai....
Ma va’, loro vanno a braccio.
In una citta’ di venti milioni di abitanti.
E che braccio........

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