Oggi finalmente ce l’ho fatta. Ho lasciato l’aquila tibetana (Maia) che urlava nelle grinfie di FJL e sono scappata al Ciallefu. Ma si, quello che in Italia inopinatamente si chiama Carrefour....
Per entrare meglio nel mio ruolo di cronista ho deciso di concedermi un amabile "espresso maccito" (testuale) da Wagas, pregevole catena molto internazionale (lo si potrebbe paragonare al Princi milanese, sia per ambientazione che per il tipo di cibo) e altrettanto cara.
E poi via, a testimoniare quanto di meglio offre la Cina al povero emigrato occidentale, e non solo.
Questa volta mi sono forzata e sforzata di non curarmi degli altri e di fotografare impunemente, quindi ne uscirà un post di immagini, giusto perché non si dica che non mi sono impegnata….!!
Questa volta mi sono forzata e sforzata di non curarmi degli altri e di fotografare impunemente, quindi ne uscirà un post di immagini, giusto perché non si dica che non mi sono impegnata….!!
Il Ciallefu si distribuisce su due piani, il first floor che è non-food area e il second floor che corrisponde alla food area vera e propria. Questo almeno è facile. Oggi ho deciso di cominciare a farmi un giro nella zona non alimentare, tra piccoli elettrodomestici e pentolame vario.
Comincio a bighellonare finche' non mi imbatto in questo:
Comincio a bighellonare finche' non mi imbatto in questo:
Il fratello figo del Dalai Lama che sponsorizza la macchina per fare il pediluvio. Quasi quasi lo compro. Avrei il doppio vantaggio della meditazione fatta con i piedi puliti.
Proseguo.
Potrei aver bisogno di pantofoline per la casa, di ballerine molto moda, per esempio...
Qui la scelta non manca di certo, e che scelta!
Qui la scelta non manca di certo, e che scelta!
Ebbene si, in Cina le scarpe, insieme alla biancheria intima, sono un vero problema. Oltre ad essere veramente brutte, sono piccole, dunque per me che vesto un 40 di piede trovare delle calzature sarà impossibile. Ma forse è meglio così……..
Tra una foto e l'altra mi muovo verso la zona bimbi per cercare dei pannolini per l’aquila tibetana di cui sopra e li' lo vedo. Orrore!
Magari per voi è normale, a me è sembrato un inquietante moncherino. Avrei comprato più volentieri alla cieca.
Decido di passare al piano del food, che so essere ricco di soddisfazioni. Arrivando con il tapis-roulant inclinato incappo nel facilitatore, colui che di professione fa LO SBARCATORE DI CARRELLO. E’ quello che con un possente gesto della mano agevola il passaggio del tuo carrello dallo stato diagonale a quello orizzontale. Al Ciallefu ci sono varie figure professionali di questo calibro, che spesso e volentieri non fanno quasi nulla, se non ricoprire un ruolo di figurante: lo smistatore dei carrelli alle casse, la donna-col-mocio-in-mano, la ragazza con la mascherina che ti offre l’assaggino di misteriosi alimenti (che non vogliamo conoscere). In Cina si ha sempre la sensazione che lo Stato non tenga a casa nessuno e che in un modo o nell’altro a tutti venga dato un lavoro, anche il più assurdo.
La food area inizia con un gigantesco reparto dove sono stoccati scatoloni di tutti i colori, alcuni con scritte solo in cinese. Altri anche in inglese. A poco a poco capisco che dovrebbero essere integratori: vitamine, polveri energizzanti, potenziatori di non/si/sa/bene/cosa, ma che evidentemente in Cina vengono assunti abitualmente.
Quello all'essenza di pollo (d'altronde in Italia c'e' il cuore del mais...)
Questo non l’ho capito: forse è a base di avena che rende intelligenti. O forse è avena intelligente.
Il peggio ed il meglio però sono concentrati nella parte finale del supermercato, nel reparto che spazia dal fresco alle carni, dal pesce ai liofilizzati, dove si alternano cose molto appetitose ad altre veramente disgustose, che sinceramente nelle precedenti visite mi erano sfuggite (o forse non avevo voluto notare…).
Cadaverini vari. Non so se mi va tanto di spiegarvi che cosa sono quelle facce di maiale essiccate dietro i salami (ops!!! L’ho detto!!!!!)
Oppure ti scegli la tartaruga (viva), o i granchi (vivi) e li cucini a casa. (!!!!!!!!!!) O ancora, come negarsi un barattolone di meduse?
Dulcis in fundo, ho visto questi nell'area "liofilizzati di mare" (gamberi, gamberetti, cozze…sembrava di essere nel reparto mangime per i pesci!).
Comincio io: secondo me sono quelli che a casa mia si chiamavano “stronzi di mare” essiccati al sole. Che ne dite, c'ho preso?
Perfetto, prepariamo la valigia! Da ex-expat in Giappone non abbiamo dubbi, sono oloturie, che a casa nostra si chiamavano 'zzi di mare.
RispondiEliminaComplimenti per il blog!
S&P
Sono oloturie essiccate, prorpio quello che hai ipotizzato.
RispondiEliminaNB: io le ho anche mangiate, offerte come prelibatezza in zuppa di mais...