martedì 14 febbraio 2012

CE L'HO FATTA

Ariecchime.
E' stata dura, ma ce l'abbiamo fatta.
Andrea, a trovare un informatico cinese degno di questo nome.
L'informatico cinese, a lenire l'agonia del mio PC e riportarlo a nuova vita.
Io, a non avere una crisi isterica da astinenza.
Gia', perche' mi sono resa conto che questo giochino di scrivervi quello che facciamo qui e' diventato importante per me. E' un po' la mia valvola di sfogo, un modo per comunicare con il mio mondo di li' cosa c'e' di qui e questa condivisione mi aiuta a sentirmi meno isolata.
Mentre scrivo, come si suol dire "si e' fatta una certa" perche' abbiamo passato le ultime due ore a ricopiare i miei dati sul computer che e' stato rimasterizzato e soprattutto ad installare i FONDAMENTALI, l'abc dell'espatriato: la posta elettronica, skype e, nel mio caso, quel simpatico programmino che mi permette di vedere il blog e scriverci sopra aggirando (o raggirando?) la censura cinese.
Solo un rapido aggiornamento sulla nostra vita qui. 
Nell'ordine:
Alice comincia a divertirsi anche a scuola. Ha compagni dai nomi impronunciabili....Le bimbe si chiamano Cong Cong, Quang Quang, Xi Xi (Ambaraba' Cicci' e Cocco' per fortuna ci mancano) piu' una che si chiama Dana ma lei lo pronuncia Deina, all'americana, correggendomi pesantemente se sbaglio. I maschi si chiamano Madhaua, Kai, Brandon Lee, Brandon Liu, Seung Chan, piu' qualche altro impronunciabile, che secondo me non incontrero' mai nella mia vita adulta quindi faccio anche a meno di impararlo.
Comincia a memorizzare qualche parola in inglese. Le abbiamo spiegato come chiedere aiuto in caso di qualsiasi necessita'. Dopo una settimana ci siamo resi conto che e' andata avanti a dire "Happy happy" anziche' "Help me" alle maestre. Vabbe', l'importante e' essere contenti...
Maia comincia a camminare sul serio. Lancia baci con la mano e capisce quando le parliamo. Urla come uno scaricatore di porto, mangia come un lupo e cag...vabbe', questo non interessa. E' molto forte anche su pizzichi e morsi. Manco le tartarughe che avevo da  piccola, Mata Hari e Cicero, affettavano le dita in questo modo.
Per concludere, la mia preferita. La mia Ayi. JFL. 
Ieri l'amara scoperta: al colloquio mi aveva chiesto se poteva lavare qualcosa sotto la doccia. Io ho capito che voleva lavare i vestiti che usava dopo il lavoro ed ho distrattamente detto di si. 
Errore. 
La nostra intendeva il permesso di farsi la doccia. Cosi', dopo una prima settimana in sordina, ieri, a fine mattina, si e' sparata un bel doccione con shampoo nella doccia "ospiti" del piano terra, lasciando poi ordinatamente disposti quattro flaconi di shampoo, balsamo e bagno schiuma nella cabina doccia.
Ho passato la serata con il mal di pancia ma poi l'indomani l'ho affrontata. Non me la sono sentita di ritornare del tutto sui miei passi, cosi' le ho accordato una doccia "ogni tanto" (vedremo cosa vorra' dire...) e la rimozione dal mio bagno dei prodotti di bellezza che si era portata. In realta' mi ha fatto abbastanza pena questa cosa, perche' mi sono figurata che dove vive lei non ci sia la possibilita' di lavarsi bene. 
Anche se non ha affatto l'aria sporca.
Certo, mi direte, con tutte le docce che scrocca....
Lo so, lo so, suona come la faccenda dei quindici figli con le pezze. Pero' a volte si puo' anche sperare di fare un piacere che non costa niente a chi pensiamo ne abbia bisogno. O no?

1 commento:

  1. solo ora leggo questo post e spero che tu nel frattempo abbia avuto modo di chiarire il perche' di questa richiesta da parte della tua ayi.
    la maggior parte di loro vive in piccoli (25mq?) appartamenti, insieme ad altri familiari, di solito 3 o 4. una buona parte non ha l'acqua corrente e, chi e' abbastanza fortunata da averla, ce l'ha solo fredda. da qui, l'esigenza di una confortevole doccia dopo una giornata di lavoro. come negargliela?
    cris

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