lunedì 19 agosto 2013

BENE O MALESIA

Che frenesia.
Appena tornati alla quotidianità cinese e già siamo entrati nel turbine delle incombenze e della routine quotidiana. Perché GRAZIE A DIO tra lunedì e mercoledì entrambe le mie insopportabili adorate figlie saranno piazzate nelle rispettive scuole, per un numero di ore quotidiane sufficienti a ripigliare il fiato. Perché, cavoli, è proprio maledettamente vero che occuparsi dei figli stanca.
Avete presente quelle frasi idiote da mamma del tipo: ”Preferirei lavorare che portare i miei figli al mare tutto il mese!”
E invece è proprio così. Giuro. E chi ha figli lo sa.
E chi non ne ha si goda il suo tempo libero.
E chi sta per averli si prepari, che poi è tutta salita.
Comunque divago. Argomento del giorno sarebbe relazionarvi sulle nostre vacanze in Malesia.
Farvi rosicare, insomma.
Eeeeh, troppo facile: sparo qualche foto di spiagge bianchissime, fondali da urlo, pelle abbronzata, bambine sorridenti, magari un mohito, e voilà, i giochi sono fatti.
Invece no. Voglio raccontarvi tutte le cose che sono andate storte, da inguaribile pessimista, per convincervi che in fondo la vacanza non è mica andata così bene.
Per esempio: non converrebbe vantarsi (io) di aver prenotato da soli il volo per Kuala Lumpur con una compagnia a basso costo spendendo proprio poco, se poi non si leggono bene le postille e ci si trova al check-in a dover pagare una serie di extra-costi per l’eccesso di bagaglio, per altro ripartito nelle valigie in modo non corretto. Non si può nemmeno continuare a pensarlo quando ci si ritrova su un volo dove non si può chiedere nemmeno un goccio d’acqua senza sborsare un sacco di soldi, dove continuano a fare annunci per tutto il tragitto notturno per spronare a comprare quel fetentissimo goccio d’acqua e dove fa un freddo incredibile ma, che caso, hanno finito tutte le 15 coperte della scorta.

Ancora: non è proprio il massimo della vita realizzare, appena giunti sul suolo malesiano, che nessuno dei nostri bancomat funziona e che quindi, dal momento che non abbiamo del contante da cambiare, non disponiamo di cash e così sarà per tutti i dieci giorni di vacanza. Perché se è anche vero che oggigiorno si paga dappertutto con carta di credito, vi assicuro che non “per tutto il resto c’è MasterCard”….

Che dire del check-in da KL il giorno dopo, fatto per il rotto della cuffia, grosso modo cinque minuti prima della partenza del volo, perché in albergo ci avevano assicurato che i tempi di percorrenza hotel-aereoporto erano modesti?

Potrei anche raccontarvi del nostro arrivo all'aeroporto di Kuala Terrenganu, dove abbiamo scoperto che nessuno era venuto a prenderci per scortarci al porto dei battelli per l’isola di Redang e quindi ci siamo dovuti barcamenare con un omino locale (anzi, io sono andata nel panico, as usual, mio marito si è barcamenato).

Non dimentichiamoci che ha piovuto parecchio, degli acquazzoni micidiali, prevalentemente notturni, ma c'è stata anche qualche giornata piuttosto bigia, che quando sei in un paradiso tropicale un po’ ti ruga…

Sorvolerò su una drammatica piccola emergenza medica che mi ha costretto a correre con urgenza dal dottore del resort che ha dovuto intervenire “di fino” in una parte del corpo alquanto delicata e che, giusto per rassicurarmi, era pure strabico.

Dulcis in fundo, non dimentichiamo che in Malesia, almeno in quella zona della Malesia, trascorrono le vacanze ormai moltissimi cinesi, ai quali siamo certamente abituati, ma che nel contesto vacanziero tirano fuori il meglio di se’.
Il cinese in villeggiatura essenzialmente è un pesce fuor d’acqua, tant’è vero che ci si chiede per quale misterioso motivo scelga una località di mare quando:
-trascorre gran parte del suo tempo all’ombra e lontano dall’acqua
-se decide di bagnarsi, preferisce di gran lunga la piscina ad un mare cristallino e con fondali da acquario
-se cede al bagno lo fa comunque prevalentemente vestito di tutto punto, si tratti di muta integrale, t-shirt e calzoncini, leggings o scarpini da muta
-se passeggia al sole naturalmente usa l’ombrello
-se l’orario del buffet è dalle 12 alle 14, il novanta per cento dei cinesi si mette in coda alle 11:30
-si sveglia mediamente alle sei del mattino, mentre trascorre molte delle restanti ore chiuso in camera, probabilmente a sonnecchiare
-se si sveglia alle sei del mattino, con ogni probabilità andrà gridando a svegliare rumorosamente il suo migliore amico, nonché tuo vicino di stanza
-il cinese ama, adora, ma dico ADORA, fare le foto in spiaggia: foto a due, foto di gruppo, foto reciproche (tu prendi me che io prendo te), foto con salto, foto di coppia con braccia a cuore, foto di scarpe, di orizzonti, di bambine bionde (naturalmente) e foto di niente…
Ma lo prendiamo così com’è. Anche perché se lo confronti con l’italiano in vacanza (era pieno di italiani: ma non c’era la crisi?) non saprei proprio dire che cosa è peggio….
Insomma, vi ho convinti?

10 commenti:

  1. Oh che ridere....anche se tu di sicuro ai riso poco. Comunque per essere soidali ti dico che noi senza ferie e pure con un sacco di imprevisti, compresa un'infljenza con 40 di febbre a Ferragosto!!!

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  2. Tutte contente le mamme expat che i figli tornino a scuola, eh? Ahah! E dire che i mariti (quanta inconsapevolezza!) pure ci invidiano per quell'abbondante mese di "ferie" coi bambini!
    Fantastica la descrizione dei cinesi al mare: condivido ogni punto!
    Buon ritorno alla vita "normale"!

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  3. Oh mamma....
    Ma sai che io non ho mai visto i cinesi al mare???Mai!!!

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    1. Ho dimenticato un altro "caso" tipo: la famigliola (di solito monofiglio) in cui tutti sono vestiti uguali, possibilmente con qualche capo color evidenziatore. Favolosi!

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  4. Risposte
    1. Appunto, comunque no (non hai convinto nemmeno me)
      :)
      Mila

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    2. E io che credevo....
      Eh eh.

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  5. Non ci verrei nemmeno morta! piuttosto mi guardo un bel documentario di Licia Colò o Piero Angela. Non siamo mica nati per soffrire. Bella vacanza ,però, Cora

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