Siamo agli sgoccioli con la
scuola.
Ancora un paio di settimane
scarse e l’anno scolastico finirà. E come per magia, dopo meno di 24 ore, la
maggior parte delle italiche mamme imbusterà casa e figli e farà rientro in patria,
per lanciarsi nelle italiche spiagge con i quanto mai impazienti italici nonni
in crisi da astinenza da nipoti.
In effetti, consideravo che di
tutto il parterre internazionale che
gira qui dove vivo io, gli italiani sono gli unici che, appena la scuola
finisce, se non prima, hanno già una mano sulla valigia e l’altra sul
passaporto.
Le altre nazioni in questo sono
più discrete, o almeno danno questa impressione. Di avere più controllo sulla
propria astinenza da madrepatria. Noi no.
Ultimamente, ammetto, mi capita
di incontrare altre connazionali e di vedere sulle loro facce la medesima
impazienza, lo stesso incontenibile desiderio di CASA. Perché l’espatrio, o
almeno questo espatrio, così anomalo e per certi versi irreale, dopo un po’
stanca. Dopo sei mesi sentiamo tutte/i il bisogno di tornare alla realtà.
Forse, per quanto mi riguarda, il
desiderio di tornare in Italia è per una volta legato al bisogno di sentirmi
accudita, ogni tanto, anziché dover essere quella che accudisce. Di non dover
pensare sempre tutto per gli altri, ma lasciare che siano gli altri a pensare
per me. Farmi un po’ coccolare, viziare, come temo saranno le mie figlie per le
prossime sei settimane.
E poi questa Cina.
Ancora così sconosciuta. Questi cinesi che cerco di capire e di apprezzare. E mi sforzo. E parlo con la mia maestra di lingua e le dico che – davvero – loro ci stanno facendo le scarpe ma, non solo, cominciano anche a fare un salto culturale, se non solo sociale.
Ancora così sconosciuta. Questi cinesi che cerco di capire e di apprezzare. E mi sforzo. E parlo con la mia maestra di lingua e le dico che – davvero – loro ci stanno facendo le scarpe ma, non solo, cominciano anche a fare un salto culturale, se non solo sociale.
Che sì, è vero che il denaro
sembra essere sempre il loro interesse primario, ma ci sono anche tanti
cambiamenti in corso, che sono una società in continua
evoluzione, in fermento, e che presto faranno il grande passo in termini di consapevolezza, di cultura, di know how..
Certo...poi torno a casa.
E trovo l’Ayi che mi chiede se può prendere mezza giornata, perché deve andare all'ospedale.
Tutto bene, spero? Dico io. Lei ridacchia e dice di si. Cerca di spiegarmi ma io non capisco niente di quello che dice. (I termini medico-scientifici non erano inclusi nell’esame HSK1...)
Allora taglia la testa al toro si
alza la maglia e scopre una tetta. La strizza copiosamente e abbozza una spiegazione.
Così, in ordine sparo, penso che:
-Probabilmente deve fare una mammografia
-Spero ardentemente che in caso di pap-test non senta il bisogno di analoghe spiegazioni
-La rivoluzione culturale quella vera è ancora bella lontana
-Si, decisamente devo staccare per un po’.
-Probabilmente deve fare una mammografia
-Spero ardentemente che in caso di pap-test non senta il bisogno di analoghe spiegazioni
-La rivoluzione culturale quella vera è ancora bella lontana
-Si, decisamente devo staccare per un po’.
Ah be allora...la immagino con la tetta strizzata ahahahahahaha
RispondiEliminaUna brutta immagine, lo so...
EliminaOddio avrei voluto vedere la tua faccia ahhahah
RispondiElimina°°
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ti aspettiamo
RispondiEliminaGrazie! Ho già pronti i regalini!!
EliminaCara mia, anche noi siamo in crisi di astinenza, cosa credi! A presto. Cora
RispondiEliminaAlmeno la tua donna non si strizza la tetta così tanto per fare.
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