Tuttavia, alcuni tratti comuni
esistono, tra persone della stessa nazione, per esempio. E qui piano piano,
proprio perché mi piace catalogare, sta lentamente emergendo.
E’ capitato di parlare di recente
con questa amica, che ha il dente a dir poco avvelenato con gli americani. Non
è la prima che – con mio grande stupore – ha espresso giudizi tranchant verso gli statunitensi. E
parlo di stupore perché gli americani nell’immaginario collettivo sono…americani,
quindi tendenzialmente fighi. Si vendono bene, non è che siano necessariamente
migliori. Come anche i francesi, del resto. Che hanno storia cultura e cibo
fantastico esattamente come noi, ma loro si che sanno promuoversi.
Mica come noi italiani, che siamo
esterofili fino al midollo e prima di vantarci di qualche cosa che riguarda il
nostro paese preferiamo enumerare le grandezze altrui. Escluso il cibo, forse.
Però alla fine trovo un po' triste che la nostra unica forza o vanto fuori dallo stivale riguardi solo ed
unicamente la tavola. E che palle, io dico.
Ma torniamo agli americani,
perché è di loro che vorrei parlare, della loro fantastica ed unica capacità di
rendere la merda oro, se mi passate la sottile metafora. Puoi essere il peggio
figuro ma se incarni il sogno americano per loro diventi un eroe, un idolo, un
grande. Con questo non voglio certo dire che non esistano Grandi Americani,
tutt’altro. Però c’è anche tanta fuffa.
A tal proposito ho trovato
estremamente interessante la mail che mi è arrivata dalla scuola delle bambine:
in due parole, la Principal lascia la sua carica, dopo sette fruttuosi anni e –
parole sue – con le lacrime agli occhi. Con l’occasione, ha introdotto il nuovo
preside, allegando una breve biografia della sua vita prima di arrivare a
Shanghai.
In Italia, in una simile
occasione, il successore alla carica avrebbe cercato di presentarsi con una
certa forma, probabilmente pompando un po’ alcuni aspetti legati alla
formazione, ai trascorsi professionali e alle capacità. Come a dire: guardate
quante ne so, come mi presento bene e quanto ho studiato. Chiamatemi pure Megadirettore.
Gli americani invece no. Il
nostro futuro Principal si presenta in tutt’altro modo e gradirei deliziarvi
con alcuni passaggi della sua “presentazione”:
“Brian è cresciuto in una zona rurale degli Stati Uniti, dove ha
praticato vari sport, fatto diversi lavori (come vendere hamburgers e ricambi
per automobili) e si è dilettato nelle escursioni e nel motociclismo. Il
successo nello sport gli ha fatto guadagnare una borsa di studio e in questo
modo è stato il primo della sua famiglia ad andare all’università”
Fin qui tutto bene. Bravo sei
bravo, però l’intenzione “occhio lucido” già c’é.
Poi arriva il bello:
“Dopo essersi laureato in Economia, ha esplorato varie opportunità:
attraversare gli Stati uniti in bici, fare l’imbianchino in New England,
studiare Buddismo o darsi all’alto escursionismo in Gran Bretagna sono state
solo alcune delle sue bravate.”
Eh?
“E’ quindi ritornato all’università per perseguire una delle sue
passioni: insegnare e lavorare con i bambini.”
Fiuuuu..
Ci mancava il Preside
fricchettone.
Però dopo aver letto questo mi è
venuto da pensare a com’era il direttore della scuola elementare che
frequentavo da piccola: nei miei ricordi un ometto mezzo calvo, con gli
occhialini, piccoletto, modesto nell’aspetto e
-ai miei occhi – privo di qualsiasi empatia con i bambini. E certamente
non me lo sarei mai immaginato in salopette a dare di vernice sui muri, a
cavallo di un centauro a due ruote con casco e occhialoni o in meditazione zen.
Anche se lo avesse scritto sul suo curriculum.
Anche se lo avesse scritto sul suo curriculum.
A questo punto sono curiosa di
vedere che faccia ha il nostro nuovo eroe da sogno americano. Sarà più un tipo
alla Warren Beatty o alla Woody Allen? A metà maggio ci sarà il grande
incontro.
Stay tuned.
il mio direttore era tremendo, ignorante e con zero propensione per i bambini. Io voto per Warren beatty!
RispondiEliminaSe é figo gli faccio pure la foto a tradimento.
Elimina:-)
sìì, dai! che godiamo tutte! e se no,pazienza!Cora .
RispondiEliminaBeh, non esageriamo ora...
Elimina;-)
Ho letto di recente un brillante saggio del prof. Carlo M. Cipolla, uno storico da pochi anni deceduto, sulla stupidità umana.Lo stupido, spiega, è colui che con le sue azioni danneggia sia gli altri che se stesso (pensa quanti ce ne sono!)mentre chi danneggia gli altri e avvantaggia se stesso è un delinquente, chi danneggia se stesso e avvantaggia gli altri è un ingenuo, e infine chi avvantaggia se stesso e gli altri è intelligente. Cipolla aggiunge poi, superando qualsiasi tipo di discriminazione, che una percentuale relativamente fissa di stupidi è fisiologica e inevitabile in ogni gruppo umano, senza distinzioni di alcun genere. Addirittura, sostiene, anche nel gruppo dei premi Nobel non può mancare la percentuale fissa di stupidi.
RispondiEliminaL'aspetto positivo della cosa è che, ipotizzando che le tue figlie non facciano parte della categoria, l'incontro - inevitabile - con vari stupidi non dovrebbe cambiare molto la loro vita.
(Carlo M. Cipolla. Allegro ma non troppo. Le leggi fondamentali della stupidità umana. Il Mulino)
Ciao a tutti, Barbariccia
Carina.
EliminaConfido nella bontà della tua ipotesi circa le mie figlie.
attendiamo attendiamo :)
RispondiEliminaFiduciosi...
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