giovedì 3 maggio 2012

LET'S TALK ABOUT DUMPLINGS

Eureka! Ho trovato una scuola di cucina cinese che insegna cucina cinese.
La ricerca non è stata facile, perché qui come in tutto il mondo, di millantatori é pieno: c’è quella troppo fighetta, quella troppo lurida, quella che insegna una cucina dai sapori “adattati”, quella che è troppo lontana, quella che è vicina ma ha orari improponibili, quella che ha lo chef stellato, che solo per dirti Ni Hao! ti costa cento zucche.
Alla fine mi segnalano questa scuola, che regalata non è, ma – mi dico – se ne cavo qualche cosa, sono soldi spesi bene...
In realtà io vorrei frequentare lo Weekly Chinese Cooking del martedi, ma quello è il giorno delle mie lezioni di cinese (lingua), quindi mi tocca rinunciare. E ciò è male, perché la mia informatrice mi ha riferito che si tratta di un’esperienza piuttosto forte e in effetti leggendo il programma dal sito non si può che essere d’accordo. Se mi organizzo però, forse riesco ad andarci di sabato e posso ancora provare il rospo piccante in salsa sottaceto (5 maggio), l’anguilla di fiume con fagiolini verdi fritti (19 maggio), lumache all’erba cipollina (26 maggio) o il riso cantonese con fegato d’oca (2 giugno).
La tartaruga in salsa però me la sono già persa. Che peccato.
Intanto, mi accontento del giovedi, dove ripiego per le lezioni di dumpling, altrimenti detti ravioli cinesi.
I ravioli cinesi possono avere varie forme ed ovviamente vari ripieni, alla stregua della nostra pasta fresca: il virtuosismo con cui vengono preparati, l’attenzione ai vari passaggi e la cura per gli ingredienti sono in effetti analoghi a quelli della nostra cucina (dal tortellino al raviolo, passando per l’orecchietta e lo gnocco). Per il resto, non c’entrano un tubo.
Tema del giorno: ravioli al vapore con ripieno di maiale, gamberetti e funghi.
Effetto finale – sulla carta (o al ristorante) – dovrebbe essere questo: 

Nel mio caso però, si sono sommati una serie di fattori sfavorevoli che hanno reso il risultato finale non propriamente lo stesso. Ovvero:
1) Un atteggiamento moderatamente scanzonato da parte mia, oserei dire un po’ ‘cazzoncello’, che si è intensificato a mano a mano che mi rendevo conto di produrre una colossale cagata.
2) Una manualità che in una scala da 1 a 10 si allinea grosso modo sul 2, seconda solo a quella della “sciura” americana che faceva parte del gruppo e che oltre a non essere stata zitta un momento (“Perché facciamo questo? Qual é la storia di questo raviolo? Quanto deve cuocere? Come si dice in cinese? Che attrezzo devo usare?”) è riuscita a schizzare metà della sua carne macinata con funghi e bambù sulle mie scarpe.
3) Un master-chef dal pizzetto cattivo, un tipo duro come la pietra, uno che ha sorriso SOLO una volta, SOLO con mezzo labbro, SOLO in cinese, SOLO alla fine della lezione e SOLO a quella che ha fatto i ravioli più belli e che frequenta la scuola da un anno.
Le altre: puà.
Io? Doppio-puà. La più scarsa di tutte. Non per vantarmi.
Il procedimento sulla carta è semplice: per la pasta si mescolano farina e acqua e si impastano con abile gesto della mano, ri-go-ro-sa-men-te destra. Della serie: se sei mancino... ‘zzi tuoi.
Una volta fatto un delizioso panetto, lo si mette a riposare per mezz’ora sotto un panno umido ed intanto ci si dedica al ripieno.
Fin qui, facile.
Il ripieno è composto da carne macinata, trito di bambù, di funghi e di gamberetti crudi. Qui, il trucco consiste nel portare la carne di maiale dalla consistenza MACINATO DA SUGO a quella BESTIOLINA INVESTITA IN STRADA DA UN TIR DI QUATTRO VAGONI E CINQUE TONNELLATE. Praticamente bisogna manipolare la carne e a più riprese sbatterla nella ciotola: massaggia e sbatti, massaggia e sbatti, finché non diventa così.
Facile. A parte per la vecchia americana logorroica di cui sopra.
Poi però arriva il bello: si deve riesumare l’impasto e cominciare a fare un biscione il più possibile regolare. Al mio tentativo, fallimentare, è seguito il correttivo di ICE-MAN che si è messo pure a commentare il mio operato tipo pentola di fagioli, facendo - suppongo - colorite osservazioni che per l'appunto non saprei riferire, perché erano in shangainese stretto.

Una volta fatto il serpentello di pasta bisogna impugnarlo con una mano e con l’altra, usando pollice ed indice, creare dei cilindretti regolari che, una volta schiacciati, prima a mano e poi con il mattarellino, diventano dei dischi perfettamente rotondi.
Da questo punto in poi è cominciato il mio declino: da allieva modello a “la peggiore di tutte”. Li facevo talmente male che anche il vecchietto sdentato che fungeva da uomo di fatica all’interno della cucina e che si aggirava tra i tavoli mi prendeva per il culo.
Per la cronaca, é lo stesso vecchietto che, quando lo chef ha detto:”Ora potete iniziare a mettere il ripieno!” ha tirato dal retro bottega una tale scaracchiata* che a tutte è passata la fame.
In ogni caso, questo é il triste risultato (i miei sono quelli di sinistra, quelli bruttarelli e mosci).
Però erano buoni.
E mi sono pure divertita.
Incrostazioni sulle scarpe a parte.

*Dicesi "scaracchiata" preventiva raccolta orale che, attraverso inequivocabile sonoro, anticipa lo sputo.

N.B. Un ringraziamento speciale a Cristina per il servizio fotografico!

14 commenti:

  1. ma non sono venuti così brutti! poi li avete cotti al vapore o nel brodo?
    saluti!
    Claudia

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    1. Al vapore.
      Boh, forse il Gordon Ramsey dei poveri mi aveva un po' demoralizzato...
      :-)

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  2. bene bene a luglio mangerò cinese. ciumbia, ciao bella, un abbraccio

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  3. Essendo vegetariana ho davvero faticato a leggere fino in fondo questo post..pero' complimenti per l'entusiasmo che trapela per il programma culinario del corso..io non ce l'avrei fatta a fare nemmeno i ravioli! (che anche a me non sembrano brutti, anzi!)

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    1. Ci sono anche in versione vegetariana, questo sabato per esempio. Dai, lasci il piccolo al papà e fai una scappata (tanto lui se la cava, no?)...

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  4. É solo una questione di manualità vedrai, comunque meglio il corso di ravioli che la lezione di rospo piccante ....!

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  5. Chi può dirlo? Magari è buonissimo....

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    1. Ehm, buono è una parola grossa... diciamo che se riesci a sentire il gusto, dato che quando si dice piccante si intende proprio PICCANTE, e se riesci a superare l'effetto carne molliccia poi gli ossicini danno solo un po' fastidio, ecco.

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    2. Ma lo sai che è vero quando dicono che sai scrivere proprio bene?
      Mi hai convinta.
      NON LA ASSAGGIO.

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  6. ma che bello il tuo blog, l'ho appena scoperto!
    io sognerei di poter fare un corso di cucina cinese ;)

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    1. Secondo me ormai si trovano dappertutto. Bisogna solo un po' scremare tra le fregature...
      Per la cronaca ieri sera ho riprovato a fare i dumpling, tra una figlia che urlava a me e l'altra che urlava alla sorella di smettere di urlare (sic!): sempre più brutti, ma è proprio divertente!

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  7. "La più scarsa di tutte. Non per vantarmi." ahahahahah sei simpaticissima!
    ho delle serie difficoltà a distinguere destra e sinistra quindi non sono sicura di aver individuato i tuoi, ma non mi sembrano poi così male, anzi!
    io li ho fatti una sola volta e ci ho messo una giornata intera! una fatica da non ripetere mai più!

    (voglio una foto dell'americana logorroica :))

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  8. Purtroppo la foto della signora non ce l'ho. E non mi dispiace poi così tanto.Simpatica era simpatica, però..
    :-)

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