venerdì 11 maggio 2012

COME GIRA LA RUOTA

Oggi stavo pedalando sulla Hongqiao Lu di ritorno dalla spesa, immersa nei più torbidi pensieri da massaia, con ogni probabilità simili ai pensieri di qualsiasi donna, madre di famiglia e moglie di questo mondo, con in più il carico aggiuntivo di PIPPE-MENTALI-DA-ESPATRIATA.
Qualche esempio? Beh, ne avrei a bizzeffe.
Dovrei girare di più per la città”...
Non sono mica sicura che a quel kindergarten ad agosto mi prendano Orson”...
Con il cinese non progredisco affatto, devo fare più esercizio”...
Non riesco ad allargare il mio giro di amicizie e resto sempre in superficie....”..
Cavoli, sono tre settimane che dovrei consegnare a Tizio e Caio il mio curriculum per quel lavoro e non l’ho ancora fatto....”
"Orcazozza, mi sono scordata ancora una volta di comprare l'OFF ché tra un po' ai giardinetti le zanzare me la mangiano 'sta povera bambina...!
Le scarpe che ho preso al fake fanno proprio cagare, si sono tutte scollate. Domani me ne compro un paio nuovo...

Insomma, un bel frullato di pensieri, non c’è che dire.
Salvo che poi mi imbatto lungo la strada in un diversivo inatteso.
C’è la carreggiata, la pista ciclabile, il marciapiede ed infine un’ampia fascia, parallela alla strada, variamente piantumata. Lì, da alcuni giorni, uomini e donne zappano come dei dannati una terra che sembra dura come pietra e sudano sotto i loro larghi cappelli da contadini, offrendo una scena che a me sembra un po’ irreale.  Arano, dissodano e aggrediscono le zolle faticosamente, alzando non più di mezzo metro di terra, per sistemare una nuova conduttura, forse del gas o più probabilmente della luce.
Solo che devono farlo lungo una striscia di almeno un paio di chilometri.
Oggi il clima era clemente, perché non faceva troppo caldo, ma quando il sole picchia (e in questa stagione già lo senti quando picchia) fare quel lavoro dev’essere abbastanza intollerabile. Sembra di vedere una scena da contadini dell'Ottocento, da mondine nella risaia, qualcosa tipo remota campagna in remoto spazio-tempo, a chilometri di distanza dalla nostra "realtà", salvo che poi a pochi minuti di strada ti ritrovi in una città scintillante e decisamente ricca.

Quando sono passata io era l’ora della pausa. Da una parte c'erano gli uomini, che a piccoli gruppi fumavano chiacchierando o mangiavano, in quella strana postura accucciata che è tipica dei cinesi e che se provi a simulare rischi un ernia iatale da schiacciamento sul davanti o un colpo della strega da stiramento sul didietro. In una mano tenevano il contenitore del pasto, bianco e uguale per tutti, nell'altra le bacchette che sferruzzavano veloci. Il loro viso al centro stava chino sul cibo. Un paio addentavano qualcosa di simile a coscette scure di pollo, vera ”sostanza” del loro pasto.
Poco più avanti c’erano anche le donne, con delle torve facce abbronzate e degli occhi lunghi lunghi, lo sguardo perso nel vuoto, a riposare il corpo e magari anche la mente. Un paio erano sdraiate per terra, forse dormivano o forse no.
Come spesso accade, per una frazione di secondo ho pensato che avrei voluto fotografarli, per fissare quelle facce e quel momento così...diverso. Poi però mi sono vergognata di aver fatto questo pensiero.
Fotografarli per cosa? Per mostrarli sul blog? Agli amici? Ai parenti in Italia? Per sottolineare la differenza tra noi e loro? 
Mi é sembrata improvvisamente una mancanza ad rispetto nei confronti di questa gente così umile ma in fondo anche così poco fortunata. Perché diciamolo, è solo una questione di come gira la ruota quando tocca a te: se sarai tra quelli che spalano la terra o che ci passeggiano sopra con le loro belle scarpe nuove.


N.B.
Dopo aver a lungo riflettuto sulla foto da accompagnare a questo poco baldanzoso post ho deciso di scegliere l'immagine del successo cinese, oserei dire del riscatto, per contraddire me stessa sul concetto appena espresso del "come ti capita ti capita". L'esempio lo ha dato il signor Zong QingHou, oggi forse il cinese più ricco del mondo, che - nato dal nulla - ha fatto fortuna vendendo acqua in bottiglia (e altre amenità) universalmente nota con il marchio WAHAHA, che più che un logo di fama mondiale, ricorda la grassa risata di uno che ce l'ha fatta.
E ora se la gode.
Wa-ha-ha!  

12 commenti:

  1. Non ho mai scritto un commento in un blog; questa volta faccio un'eccezione per farti i complimenti. Sono uomini. Non è un safari fotografico. Un consiglio: scrivi benissimo, hai mai pensato di mettere queste esperienze in un libro? mi ripeto ( anche questo non lo faccio mai), complimenti!

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    1. Grazie mille. Se tu giri tra i vari blog ne troverai parecchi ben scritti ed interessanti. E' un vero e proprio mondo. Di qui a scrivere un libro ce ne passa, anche perché chi l'ha fatto quasi sempre racconta di essere stato contattato da una casa editrice.
      Se mai commenterai ancora metti il tuo nome, che mi fa piacere!

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  2. Fotografare a volte può sembrare o essere realmente un furto della dimensione privata. Altre volte può servire a documentare eventi o denunciare misfatti. Individuare il sottile crinale che separa questi due stati è un'impresa non facile.
    Grazie per la riflessione.
    Andrea www.liguaggiomacchina.it

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    1. Mi trovi d'accordo. Ed in quel frangente ammetto di essermi sentita con la "coscienza sporca".

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  3. Ancora una volta mostri una sensibilità rara. Nel mondo di oggi non molti si sarebbero fatti tanti scrupoli. Tanto... è folklore... Brava!

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  4. GRazie! Compenserò presto con qualcosa di più "leggero"!

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  5. Vero, quel marchio sembra una grassa risata!
    Complimenti per il tuo blog!

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    1. Grazie! Mi guarderò il tuo, sai com'è...solidarietà tra espatriate!

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  6. Bello Giò!
    brava! I'll keep on following you!
    MarcoL

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    1. Grandeeeee!
      ESIGO che tu ti iscriva come lettore fisso!!!!
      :-)

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  7. so esattamente come ti sei sentita, perche' lo vivo tutti i giorni, come te. mi hai commossa, gio. brava. davvero.
    cris

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    1. In questi giorni continuo a passarci davanti (lì, come in mille altri posti della città) e devo dire che tutte le volte mi viene un po' un groppo alla gola...

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