VA DOVE TI PORTA IL CUORE

Povera Maia.

Vediamola dal punto di vista di una creatura di quattordici mensilità.

Prima la portano in un paese strano, dove tutti hanno gli occhi lunghi attaccati dietro con lo scotch (copyright Aliccia), dove si grida ovunque, la gente al volante è come pazza e strombazza a tutto spiano, dove però presto si abitua e scopre che se si lamenta un po’ tutti questi con lo scotch la prendono in braccio, la coccolano, le dicono che è carina, le fanno un sacco di foto e se le va alla grande scrocca anche qualche cosa da mangiare. 

Neanche il tempo di abituarsi che la riportano indietro, per dodici ore in una specie di trenino puzzolente (molto puzzolente, si diceva...) dove viene pesantemente drogata e costretta a dormire nelle posizioni più scomode, con “solo” due posti a sedere a sua disposizione e neanche tanto confortevoli perchè la mamma si ostina ad occupare mezzo sedile, ‘sta culona.

Arriva a casa (casa? e chi la riconosce questa casa?) e nell’arco di un paio di giorni viene sottoposta a tre vaccinazioni su quasi tutti gli arti liberi, un prelievo del sangue, un tour de force di tachipirina grazie all'alternanza tra febbre a 38 e gengive grosse come canotti con nuovi amabili premolari che premono per fare capolino nella bocca.

Mamma e papà che escono senza il suo permesso (e soprattutto senza di lei) lasciandola nelle grinfie dei nonni.

La sorella che rivede le amiche e monopolizza la camera dei giochi.

Le cugine che fanno gruppo e ancora non se la filano.

Nemmeno un’ay da strapazzare, un vigile da salutare, un raviolo a farle compagnia.

Secondo me soffre di depressione.

Oggi tornando dal giretto del quartiere ha seguito con occhio languido i cinesi del bar sotto casa.

Forza Orson. 

Ancora qualche giorno e torni alla tua scintillante vita da expat.....