venerdì 3 febbraio 2012

TUTTI A SCUOLA

Sapevo che sarebbe successo, TEMEVO che sarebbe successo.
Tutti che ti dicono quanto è tosta tua figlia e come ti ringrazierà per l’esperienza che sta vivendo, e tu ci credi davvero e sai che il periodo difficile durerà poco e poi sarà un ricordo di cui ridere. Però quando ti ritrovi a dover lasciare la tua bimba di quattro anni e mezzo su un pullman enorme che la porta a scuola mentre piange disperata chiedendoti di venire a casa con te, perché lei non capisce niente di quello che dicono, allora ti senti un po’ vacillare e con te i convincimenti maturati nel tempo.
Questo è ciò che è accaduto stamani. Non so ancora che umore avrà al rientro nel pomeriggio, ma resta il fatto che si tratta di un’esperienza difficile per un bambino, benché Alice sia già fortunata ad avere una compagna italiana della stessa età.
La sua classe è composta da quattordici bambini provenienti da qualche nazione europea che non ho ancora individuato e anche da tutta l’Asia: Hong Kong, Malesia, Giappone, Corea, Taiwan e ovviamente Cina. Diversamente dalla scuola di Milano, qui non usa fare l’appello, quindi temo che ci vorrà del tempo prima che si arrivi (lei, ma anche io) a capire i nomi, e la relativa pronuncia, di tutti i bambini.. ..
Sto pensando se proporlo alla maestra, non sia mai che le dia l’idea del secolo (sic…).
Le maestre di classe sono due, la principale si chiama Alexis, è giovane e viene dalla Florida, carica del suo bell’accentone americano, per me abbastanza comprensibile. Certo, il fatto di avere la “lisca” (difetto che rende sibilante la pronuncia delle “esse”) non è il massimo per Alice. Già la povera creatura non capisce un piffero: se in più ci metti anche il difetto di pronuncia allora diventa un po’ una corsa ad ostacoli….
La seconda maestra si chiama June (tutti i cinesi si ri-battezzano con un nome occidentale, vai a capire perchè....), è cinese ed insegna cinese, ma per Alice è quella che insegna inglese (!!!!!) e per me è abbastanza incomprensibile.
Il primo impatto con la scuola è stato abbastanza scioccante per tutti (a parte Andrea che l’aveva già vista) perché sorge all’interno dello stesso parco dove si trova lo zoo, quindi entro un’area molto verde, ed è costituita da tanti piccoli edifici bassi, un po’ tipo bungalow, ma più sdruciti. Le classi sono piuttosto “andanti” con spazi al chiuso abbastanza piccoli (la sua classe per esempio) e al contrario spazi all’aperto molto grandi, attrezzati con giochi, casette (anche la casa sull’albero!!) e attrezzature di vario tipo.
Tanto verde, ma anche un impatto che ricorda una comune degli anni Settanta, un posto molto easy insomma, anche se alcuni spazi comuni tradiscono delle risorse inaspettate, come una biblioteca ampia e ben fornita o la sala computer, dove ho intravisto almeno una ventina di postazioni con nuovissimi MAC e schermi al plasma. Sarà anche per questo che costa una schioppettata, per quanto – forse per la sua anima così bohémienne – mi risulta essere la più economica tra quelle della zona.
A Shanghai le scuole sono uno dei servizi più cari in assoluto, se si esclude la sanità, che probabilmente è la cosa più onerosa per il comune mortale che – senza assicurazione sanitaria – più che comune diventa mortale e basta. In entrambi i casi somiglia molto al modello americano, dove puoi avere servizi eccezionali per te o per la tua famiglia, ma solo se sei in grado di pagarteli.
Considerando che a Shanghai un impiegato medio-basso guadagna intorno ai 250 euro al mese e una scuola inglese o americana costa in media sui 10 mila euro all’anno, il conto è presto fatto.
Certo, poi ci sono i benefits, come la possibilità di fruire di un menu di tutto rispetto. Quando leggo quello che si mangia alla Rainbow Bridge International School io mi riconcilio con il mondo.
Vedere per credere.
Che dire del break di metà mattina a base di fette di cetriolo, ciambelle al vapore (ciambelle DI CHE?) o pane alle banane?
Cosa si può volere a pranzo se non del tofu al coriandolo, una bella zuppa enokidake (eno? Sarà mica alcolica??), insalata di cavolo, garden salad (la giardiniera? Vedi che è una scuola anni Settanta?!!!) o maccheroni in salsa di manzo?
E come rinunciare ad una sapida merenda con patate dolci, uovo sodo, pannocchia o farina d’avena?
Impagabili.

P.S. Nota serale: Alice è rientrata a casa serena. Meglio così. Però puzza di aglio alla grande. Secondo me è la zuppa enokidake.

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