martedì 21 febbraio 2012

THE PEN IS ON THE TABLE

Oggi esperienza bizzarra. 
Hanno deciso di saggiare la nostra conoscenza della lingua cinese prima di concordare modi e tempi del corso che abbiamo deciso di fare. 
Un passo indietro: l’azienda di Andrea per contratto sovvenziona il corso di cinese, qualora si desideri farlo. Sia io che la mia dolce metà decidamo che, nonostante la cosa si prospetti faticosa (4 ore a settimana, più il tempo dei “compiti” necessario a non perdere i progressi fatti), imparare a spiccicare due parole sia INDISPENSABILE, per non sentirsi dei babbei. Naturalmente è una nostra personalissima scelta, perchè urge specificare che si può vivere a Shanghai arrabattandosi con inglese, francese, linguaggio dei segni, linguaggio del corpo, li-mortacci e gesto dell’ombrello.
Però, non tentare un piccolo progresso significa non avere il minimo interesse per quello che ci circonda e soprattutto perdere un’occasione che non a tutti è data.

Una volta appurata questa intenzione, concordiamo con dei colleghi francesi di lavorare in “doppia coppia”, ovvero fare insieme il corso: i fanciulli in azienda, dopo il lavoro, e noi massaie a casa al mattino, tra un corso di pilates ed una manicure (sono credibile?). 
Pensavo che bastasse dire di non conoscere affatto il cinese per dare un’idea allo school manager del nostro livello di preparazione. Non mi sembra difficile: conosci il turcomanno? No. Parli uzbeko? No. Mastichi un po’ di làppone? Nemmeno. Swaili? Norvegese?
PARLI CINESE? NO. ENNE-O
Macché. Non gli basta. Decidono che vogliono comunque valutare il nostro livello di conoscenza della lingua (do you know absolute beginners??). Così ci presentiamo questa mattina in azienda, ore 9.30 all’appello, dopo un distacco da Maia di prammatica, con lei che urla, la ayi che urla sopra di lei cercando di calmarla (!?) e io che fingo di non sentire ed esco di casa con i lucciconi.
Una volta giunte, Marie ed io, in azienda, raggiungiamo i rispettivi mariti e tutti e quattro veniamo introdotti in una stanza di 3 metri per 5, con una temperatura stimata di circa 30 gradi centigradi e dove ci aspettano in DIECI.
Mi sono sentita come Jennifer Beals in Flashdance, quando deve esibirsi davanti alla giuria (meno gnocca, lo ammetto). 
Ma che questi sono TUTTI qui per valutare il nostro cinese?
Là per là ho pensato -nell’ordine- che:
a)       avessimo sbagliato stanza
b)       in Comau ci fosse penuria di stanze, quindi bisognasse condividere lo spazio con altri
c)       ci fossero cinesi principianti assoluti come noi, desiderosi di apprendere la loro lingua madre (ne convengo, un po’ improbabile)
Invece, o bella, eccoli tutti lì per noi.
Prima un panegirico sulla loro scuola di lingua. Uff....
Poi intervento di presentazione della manager interna. Sbuffffffff.....
A seguire, l'opinione sulle modalità di insegnamento e sul migliore approccio didattico. Eccheppalle.....
Quand'ecco che: “Saggiamo ora la vostra conoscenza del cinese..”. 
Sdengh!!! Botta di adrenalina! 
Perchè è vero che gli hai già fatto sapere che non sai quasi una parola tranne: si, no, grazie, ciao, arrivederci, destra, sinistra, gira a sinistra, gira a destra, banana, vetro, ghiaccio, pavimento, pulire (so’ donna de casa, qualcosa dovevo imparare!!!), mangiare, acqua, uscire, i numeri da uno a dieci e i giorni della settimana. Pero’ ti ruga doverglielo dire.
Insomma, il risultato è che ci hanno fatto una lezione di prova (per mostrare il loro metodo di insegnamento, che a me pare ottimo a dire il vero...) e la lezione è stata che il cinese, vi assicuro, è veramente difficile.
Inizio martedì prossimo. Livello di partenza: sottoscala.
E -per amore di cronaca- nessuno di noi ha capito che ruolo abbiano avuto almeno cinque dei dieci figuri che erano nella stanza insieme a noi e che per due ore filate non hanno detto una parola.....

1 commento:

  1. By the time they choose to have a revote it will
    be too late to vote.

    my website; flex belt review

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