Se vuoi abitare, vivere e lavorare in Cina devi essere sano.
Forse anche in altri paesi funziona così, non lo so. Però questa cosa mi inquieta parecchio: se sei malato (e quindi in prospettiva graverai sullo Stato) vieni rispedito al mittente.
Altro è, naturalmente, se ti ammali qui, chessò, per aver bevuto la loro acqua carica di metalli pesanti.
Affinché si abbia la certezza della altrui salute, vige l’obbligo di un check-up completo prima di avere ufficialmente il permesso di lavoro. Quello che non sapevo è che anche la consorte del lavoratore, specie se non è lavoratrice a sua volta, è obbligata ad eseguire tale check-up, ed è esattamente quello che ho fatto questa mattina. Ah ah ah.
Una piccola premessa: tra i documenti richiesti da portare in clinica figurano quattro fotografie formato tessera, che prontamente abbiamo fatto domenica scorsa. Il divertente è che qui, al modico costo di 5 euro, ti fanno nove copie di fototessera ritoccate con Photoshop. Mi sono sentita, in piccolo, come Keira Knightley quando le hanno ritoccato le tette nella locandina dei Pirati dei Caraibi. Con le dovute proporzioni (di tette, almeno quelle io le ho).
Comunque, con tutto il necessario questa mattina mi sono recata di buon’ora nella clinica fortunatamente dietro casa, dove viene eseguita la trafila degli esami di controllo.
1. arrivo alla accettazione, lettura e controllo dei documenti e restituzione degli stessi
2. sala d’attesa (meno di 10 minuti)
3. chiamata in una scarna stanzetta, dove due donnone baffute e in divisa poliziesca scrivono a raffica i miei dati, naturalmente in caratteri cinesi (fa impressione vederli sulla tastiera…), e mi chiedono con occhio torvo i miei precedenti ospedalieri
4. pagamento della sciocchezza alla cassa
5. saletta spogliatoio, dove prima ti pesano vestita (…), poi ti danno una chiavetta per riporre effetti personali e ti devi mettere ciabattine ed un kimono di spugna.
Poi parte la kermesse:
6. Visita oculistica: un orrido dottorino che mi ricorda il chirurgo che opera Tom Cruise in Minority Report, mi tappa un occhio alla volta con uno scovolino e mi controlla la vista (con gli occhiali!!), gridandomi se ho allergie. Poi mi guarda le narici con una pila del '15-'18.
7. Prelievo del sangue. Tutto liscio.
8. Rx torace in una stanza blindata tipo Star Treck. Ma lui non era il Dottor Spock.
9. Ecografia all’addome, con schiacciamento di tutti i miei organi vitali, giusto per essere sicuri di non essersi persi nulla.
10. Elettrocardiogramma
11. Pressione e visita generica
12. Rientro allo spogliatoio
13. Consegna dei documenti e congedo
Il tutto con un dottore che movimentava noi poveri pedoni in kimono tra una stanzetta e l’altra. Fatta l’ecografia? Vai, corri dall’oculista! Sei in attesa per l’ECG? Ma che aspetti? Buttati dal medico per il controllo della pressione! I cinesi ottimizzano, non concepiscono l’idea di perdere tempo o che a perderlo siano gli altri. Non a caso sono stata cazziata perchè non mi sono buttata in una delle stanzette non appena ne è uscito il precedente paziente. Il senso era: ma che fai? Aspetti che ti chiamino?
Non a caso, dal punto 1 al punto 13 sono passati circa 30 minuti. Immaginatevi il tour de force. E soprattutto immaginatevi la stessa trafila in Italia, soprattutto in termini di tempo.
Bruschi ma efficienti, non c'è che dire.
P.S. Ho capito perchè ci guardano così tanto : siamo proprio VIP. L’altro giorno ci hanno scritto per la consegna dei pacchi in casa: “Dear Mr. Panigaga”.
Dunque da oggi in poi mi sento anche io Lady (Pani)gaga.
Se ti puo' consolare anche nelle meravigliose americhe e' cosi'..con la sola differenza cch qui, prima di darti la carta verde, lo screening te lo fanno in patria (tua) e che se poi ti ammali qui, se non sei la figlia di un miliardario, puoi anche morire.onore ai cinesi!
RispondiElimina