martedì 26 marzo 2013

GLI ESAMI CHE NON FINISCONO MAI

















Andare è andato. 
L’esame di cinese, dico.
O almeno credo: qui per avere i risultati ci vuole un mese. UN MESE!
Con correzione automatica del computer. Da non crederci.
La cosa buffa è stata che, senza nemmeno sapere l’esito, il giorno dopo sono andata subito a vedere i vocaboli da imparare per il livello due e il facsimile dell’esame.
E dopo averlo fatto mi frullano in testa varie considerazioni.
La prima: erano circa quattordici anni che non davo un esame. Colloqui, lavori, prove di altro tipo quelli si, ma la sensazione dell’esame, con i controllori davanti al naso, la matita 2B, la gomma e il temperino e il tempo contato e la pressione e la leggera ansia di non sapere….Era una vita.
E tra l’altro uno dei miei sogni ricorrenti (e più vividi) riguarda proprio l’ultimo esame che ho dato, l’esame di stato per l’iscrizione all’Albo Architetti, che puntualmente sogno di non aver passato.
Quindi il mio rapporto con gli esami é tutt'altro che leggero.

La seconda: l’appetito vien mangiando. Il mio livello di cinese è veramente basico. Ma mi rendo conto che studiarlo mi piace, proprio perché è così difficile, proprio perché sembra un ostacolo insormontabile, proprio perché una parte di me pensa che non arriverò mai a parlarlo, ma soprattutto a comprenderlo correntemente (perché diciamocelo: il problema vero è capire cosa ti dicono, non parlarlo). E allora non mollo.

La terza: la qualità e l'efficacia del mio studio è aumentata proprio dal momento in cui ho deciso di fare l’esame, ovvero di darmi un obiettivo. Direi che è un buon sistema che varrebbe la pena di applicare anche ad altre situazioni. Darsi un obiettivo, che comporti possibilmente una verifica di quello che si sta facendo, e possibilmente darsi anche un tempo limite. (Come diceva il saggio Nicholas Cage: “Chi mi mette pressione me lo mangio a colazione”).

La quarta: chi ci dice che imparare i rudimenti non serve a niente? Chi ci assicura che saper dire che la penna è sul tavolo (o similia) non siano di nessuna utilità?
Sono appena tornata dall’asilo dove ho portato Orson in bici. Mentre andavamo lungo la trafficata strada che va da casa a scuola, ad Orson che era sul seggiolino dietro, è caduto il librino che aveva in mano.
Sono riuscita a fermarmi solo una decina di metri più avanti e non c’era nessuna possibilità – in un momento di traffico come quello delle otto di mattina – di tornare indietro per recuperarlo.
Così mi sono fatta coraggio. Ho fermato una vecchietta e le ho detto: “Quel libro è mio. Per piacere me lo puoi dare?”. La vecchietta ha capito, ha recuperato il libro e io ho ringraziato con innumerevoli piccoli inchini. “Grazie grazie”.
Sono soddisfazioni.

5 commenti:

  1. Brava ! E, si, hai ragione sull'obiettivo. Infatti, proprio perché io non riesco a pormelo in questi mesi, oggi ho annullato la mia lezione bisettimanale di cinese che piace molto anche a me. Riuscire a dire all'asilo > Ieri Matteo ha dimenticato il suo pullover - mi dà soddisfazioni che nemmeno l'esame di stato per diventare architetto :-) che è anche un mio incubo ricorrente ...
    ciao

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  2. Brava, brava :) poi facci sapere l'esito e comunque vada per noi sei un'eroina ;) :*

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  3. Il problema é passarlo con onore...
    Ai livelli successivi invece il problema é passarlo proprio!!!!!

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  4. Gent.ma Signora Umami, sperando di farle cosa gradita (e di non recarle alcun fastidio) la sottoscritta Cucinanto ha deciso di insignirla di un web premio. Per il ritiro si prega di passare sul mio blog (a parte gli scherzi, se ti fa piacere vieni a leggere di che si tratta)

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