mercoledì 11 giugno 2014

OGGI SI VA A... PUTUOSHAN!

E’ da poco trascorso il ponte del 2 giugno, che anche per i cinesi è stato festivo ma per ovvie ragioni non a causa della Repubblica Italiana, bensì per la celebrazione del DRAGON BOAT FESTIVAL, amena festività durante la quale la Cina se la spassa magnando e bevendo  nel ricordo di un poeta morto suicida. Bizzarro.
Comunque, quest’anno la festa è caduta bene e ne abbiamo approfittato per un bel “ponte”. Io che sono solita farmi carico della proposta della meta, degli spostamenti e degli alloggi per qualsiasi vacanza riguardi il mio nucleo familiare (e – si mormora – essere anche parecchio molesta in tal senso), in questo caso me ne sono lavata le mani e ho deciso di farmi portare, ovunque fosse la destinazione. Sono quindi arrivata a Putuoshan completamente a digiuno su dove ci trovassimo sia geograficamente che turisticamente parlando.
Da un punto di vista geografico si tratta di un’isola a sud di Shanghai, grosso modo di fronte alla città di Ningbo, mini metropoli di soli sette milioni di abitanti a me nota per un certo numero di espatriati che prima di vivere a Shanghai si trovavano laggiù. Ningbo dista poche ore da qui ed è famosa per avere una vastissima scelta di falegnami e produttori di mobili pseudo artigianali, quindi sicuro che prima o poi toccherà farci un salto. Per raggiungere l’isola, in realtà, conviene prendere un traghetto veloce che parte da un’estremità del porto di Shanghai e che impiega due ore e mezzo. Quasi meno tempo che raggiungere il porto stesso, che si trova esattamente in mezzo al mare, una sorta di isola artificiale collegata alla terraferma da 35km di …strada. Una lingua di terra sconfinata.
L’impressionante, in realtà, è vedere quello che c’è ai lati della strada: pale eoliche di tanto in tanto ma soprattutto mare a perdita d’occhio, un mare inevitabilmente e insistentemente marrone. Non tanto (o non solo) perché é sporco, ma perché il fondale è fangoso. Noi, abituati agli scenari della Puglia, ai blu della Liguria, ai fondali cristallini di Sardegna e Sicilia, metti anche alla Toscana, in fondo, ché basta andare un po’ al largo che il blu lo trovi e il profumo del mare è lo stesso. Insomma, noi “che l’Italia è tutta piena di mare bello” rimaniamo un po’ scioccati a vedere tutto questo marrone. Mettici poi il cielo plumbeo e carico di pioggia e vai che l’effetto Blade Runner è garantito.
L’isola però è bellissima: verde, molto verde, con una vegetazione tropicale, che un po’ fa sospettare che ci piova spesso. Per fortuna non è stata devastata dall’edilizia, né soffocata dal traffico: per spostarsi, ci sono delle corrierine che passano ogni 5–10 minuti, e che consentono di spostarsi tra i punti turistici più rilevanti. Noi abbiamo visitato due templi buddisti bellissimi, decisamente più belli di quelli di Shanghai, anche semplicemente per la cornice e la collocazione naturalistica. Quello che fa specie, (al secondo posto dopo il mare color cacca) è l’approccio spirituale di chi prega il Buddha, o forse dovrei dire dei cinesi che pregano il Buddha, perché degli altri ancora non so.
 Nel mio immaginario, il buddista è quanto di più mistico ci possa essere: altari, incensi, una preghiera profonda, i doni, il silenzio dei luoghi. In tutti i templi che ho visitato fino ad ora, mi azzarderei invece a dire: “sti ciufoli”, nel senso che di mistico in questi luoghi non c’è proprio nulla. La gente si accalca (molto cinese, lo so), si avvicina agli altari, giunge le mani, fa due o tre inchini e vai col tango, avanti un altro altare. Si avvicina a quelli esterni e comincia a bombardarli di monetine, ché se riesce a infilarne una all’interno porta pure buono. Grida, mostra le statue ai bambini, porta il cibo finto o nelle confezioni di plastica e poi –pago-  se ne va a pranzo. Insomma, a me sa un po’ di profanazione, più che di preghiera, ma evidentemente c’è molto di immaginario occidentale, un po’ come quando ti spacciano il Feng Shui per una cosa seria e fichissima, quando poi una volta qui scopri che la maggioranza dei cinesi  ci crede perché il tutto si riduce ad un’unica cosa: i soldi.
Comunque, il bello di questi viaggi è che ti immergi nella Cina vera.
 Comunque, il brutto di questi viaggi è che ti immergi nella Cina vera, dove la fanno da padrone le solite incontinenze fisiche, gli spintonamenti, il cattivo gusto, la colazione asiatica, la camera d’albergo che puzza di fumo e,  in cima alla lista, l’effetto zoo.
Perché se a Shanghai ci sono ormai tante persone avvezze all’occidentale chiaro e con gli occhi grandi, vi assicuro che a Putuoshan siamo ancora grandemente un fenomeno da baraccone. Vi basti sapere che siamo incappati in una comitiva di una cinquantina di persone capeggiata da una guida con auricolare e microfono (un po’, tipo Ambra di Non è la Rai), la quale tra una descrizione turistica e l’altra ha cominciato ad additarci ed a dire qualche amenità sui nostri figli (in tutto 5 bambini tra i due ed i sette anni). Nel giro di qualche minuti eravamo letteralmente circondati e stretti in un “abbraccio fotografico”.

E se al resto (sputo, risucchio, rutto, puzze, guida impazzita, ancora sputo…)  ti abitui e alla fine fa parte di te -oddio, insomma, quasi- .all’effetto zoo probabilmente non mi abituerò mai. Me tapina.







8 commenti:

  1. Le ultime foto m'indurrebbero a dire "quel che è fatto è reso!" O no? Bei posti però! Cora

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    1. E' il massimo: fotografare chi ti fotografa....
      O forse il minimo.

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  2. Quando (e se) tornerò a Shanghai ci voglio andare, nonostante le note negative dalle foto mi sembra un posto molto bello.

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  3. Ciao, il tuo post ci è piaciuto e l'abbiamo citato nella nostra top of the post. http://chevitafarelamamma.blogspot.it/2014/06/top-of-post-11-settimana-9-14-giugno.html?m=1. Buona giornata!

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  4. Effettivamente (genericamente parlando) ai cinesi la spiritualità manca del tutto (almeno, una spiritualità come ce la immaginiamo noi) e spesso se ne vantano pure... comunque vera la cosa del feng shui... in Europa siamo romanticamente affascinati da un sacco di discipline cinesi che qua, poi, nessuno cosidera nella stessa maniera mistica.

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    1. Esatto. Vedo che non sono l'unica ad avere quest'impressione...

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